Basta la violenza sugli arbitri! La risposta di WeSports

21/11/2018

Abbiamo deciso di metterci in prima fila per questo grave problema che affligge ormai il calcio italiano da diversi anni. WeSports, attraverso la Centurion League, ha come l'obiettivo di creare una vera cultura dello sport.

Il 14 Novembre 2018 è successa una cosa molto grave. Un qualcosa che nello sport non dovrebbe mai accadere.

Un arbitro, di soli 24 anni, è stato letteralmente aggredito dai giocatori in campo, riportando gravi ferite. Si parla molto spesso di violenza fuori dagli stadi, sottovalutando e tralasciando troppe volte quello che succede dentro, soprattutto nelle categorie inferiori. Molto spesso ad essere coinvolti sono proprio loro, i ragazzi con "la maglia diversa", gli arbitri che purtroppo non hanno nessun compagno su cui puntare quando le cose si mettono male. L'arbitro è un mestiere difficile, faticoso, che richiede grande conoscenza della disciplina ma anche ottime doti mentali e comunicative: serve temperamento, controllo ma anche tanta passione. La stessa passione che poi i giocatori mettono sul campo e che dovrebbe essere rispettata dal primo all'ultimo minuto di un incontro. Arrivare alla violenza, che sia una partita fra colleghi o per una qualificazione alla Champions League,  è semplicemente stupido. La voglia di giocare al calcio, di stare insieme ai propri compagni, di superare i propri limiti: sono tutti elementi che non hanno bisogno del ricorso a minacce, che siano verbali o fisiche. Viviamo in una società complessa, composta da regole e un minimo di disciplina, e vedere un deterioramento morale ogni volta che una persona ha la possibilità di sfogarsi in uno sport, fa molto male. Diciamo questo perché è lo sport stesso una delle possibili medicine ai problemi della quotidianeità, sia per chi gioca per mestiere, sia per chi si diletta la sera con gli amici: qualsiasi sia il livello, professionale o no, non si può considerare il calcio come uno sfogo di frustrazioni: lo sport, al contrario, deve essere una sorta di tempio dove qualsiasi preoccupazione passa in secondo piano rispetto al campo, in cui contano solamente i valori del rispetto reciproco e della sana competizione. Gli arbitri possono fare errori? Nessuno lo nega, ma così come il compagno viene perdonato perché fa uno sbaglio (ed errare è umano) allora la stessa possibilità deve essere data al direttore di gara: se il calcio può essere considerata una disciplina professionistica è merito proprio di quella figura che ha il compito di dirigere l'andamento della partita, di fare in modo che tutti rispettino il regolamento. Non può venire screditato ed insultato per ogni minima cosa, perché altrimenti si va ad attaccare il principio stesso della competitività.

In questo video abbiamo voluto esprimere la nostra posizone, la nostra volontà di non aderire a tutta questa violenza che fin troppe volte circonda questo mondo. Abbiamo intervistato un arbitro federale, Fabio Giovannelli, proprio per dare spazio a chi, ormai, troppe volte, diventa una vittima.  Tutelare gli arbitri è anche compio delle organizzazioni dei campionati e dei tornei: il primo passo è costruire un ambiente sano, che estirpi qualsiasi tipo di scorrettezza nei confronti di altre persone alla radice: costruire una "cultura" dello sport è uno dei primo obiettivi di WeSports e della Centurion League, creare un ambiente che possa essere tanto professionale, tanto corretto e nel segno del rispetto. E' per questo che vogliamo schierarci in prima fila per la tutela di ogni persona, dall'arbitro al giocatore, dal dirigente al raccattapalle: la salvaguardia della passione, dell'amore verso il calcio, è un qualcosa che va difeso ed educato attraverso interventi decisi e netti per permettere il corretto svolgimento delle partite. Ed è attraverso l'educazione dal basso, nei campi sportivi locali, che bisogna partire: non possiamo pensare di risolvere i problemi degli arbitri in Serie A se poi questi non sono tutelati nemmeno nelle serie inferiori: partire da una comunità, creare e diffondere i valori del sano sport e trasmetterlo successivamente in contesti sempre più grandi è una meta che va raggiunta. Bisogna creare un ambiente che unisca, non divida, che faccia sentire tutti parte di una stessa famiglia e non semplici rappresentanti di ruoli diversi. Bisogna lavorare per costruire una cultura del rispetto: se non riusciamo a vedere valori positivi nella società, allora è nello sport che bisogna partire, per migliorare il rapporto con noi stessi e con le persone che abbiamo a fianco. E anche gli arbitri sono persone.