Alla scoperta di "Organizzare e Comunicare", un libro di Marco Giustinelli

23/11/2018

Abbiamo avuto l'onore e la possibilità di intervistare Marco Giustinelli, esperto comunicatore che da anni collabora con Lega Nazionale Dilettanti: WeSports ha come l'obiettivo quello di aiutare la crescita del circuito Calcio a 8 ed è sempre un piacere dialogare con organi di tale importanza per costruire e programmare strategie sinergiche al fine di instaurare una collaborazione che aiuti a crescere tutti. "Organizzare e comunicare" è un libro ideale per tutti quelli che hanno intenzione o sono semplicemente interessati a far crescere questo movimento.

 

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Nel frattempo, per avere delle informazioni preliminari, ecco la nostra intervista ufficiale all'autore del libro:

 

Signor Giustinelli, ci parli un po' di lei e di come è arrivato a scrivere questo libro.

"In realtà la definizione più azzeccata che mi sono visto attribuire è quella di "menestrello del Calcio". Un appassionato del gioco più bello del mondo, che ama viverlo e raccontarlo attraverso articoli, conferenze, incontri e, appunto, libri. Nella vita mi occupo di comunicazione in un importante ente di Formazione Professionale, dopo aver svolto i ruoli di Docente e, successivamente, di Direttore di Sede. Provengo dall’indotto di una multinazionale americana del settore chimico, dove ho assimilato i concetti base di Qualità Totale che, in questo libro, ho voluto applicare al mondo del calcio, con l’obiettivo di stimolare una riflessione sui temi dell’organizzazione e della comunicazione, da cui prende nome, appunto, il mio testo. Da dieci anni collaboro con la Lega Nazionale Dilettanti nel campo della comunicazione".
 
A chi è rivolto questo libro? Qual è il suo obiettivo"

"Il libro è rivolto a tutti coloro che operano all’interno dell’associazionismo sportivo e che vogliono far fare un salto di qualità alla loro organizzazione, iniziando ad approcciarsi in modo meno artigianale alla strutturazione di una società sportiva. L’obiettivo è quello di dare un piccolo contributo allo sviluppo del movimento calcistico dilettante".
 
Il titolo dell'opera è semplice ma molto chiaro: all'interno dell'ambiente sportivo, cosa significa organizzare e comunicare?

"Organizzare significa mettere in pratica quello che prima si è ideato e poi progettato. Il Libro è un itinerario che parte dall’idea, per arrivare alla condivisione del progetto con le tre componenti che sono alla base del successo: società, atleta e, nel caso delle scuole calcio e del settore giovanile, famiglia. E tutto questo percorso va condiviso, sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione, in modo chiaro, intelligente e coinvolgente attraverso una comunicazione semplice, diretta ed efficace".
 
Cosa ne pensa dell'attuale situazione del calcio dilettantistico in Italia, soprattutto nell'ambiente romano?

"Il calcio è dilettantismo. I numeri ci dicono che solo un giocatore su 40.000 arriva a giocare in Serie A. Questo vuol dire che la quasi totalità di giocatori passerà la sua carriera nella Lega Nazionale Dilettanti che supera abbondantemente, per numero di tesserati, il milione di persone. A mio parere, anche in questo settore occorre recuperare sia i valori etici, riscoprendo il gusto del calcio come “gioco”, che quelli di una corretta gestione societaria. E questo passa attraverso il radicamento sul territorio di una realtà che, prima di essere sportiva, deve rimanere essenzialmente sociale. A Roma, come in tutte le cose, il calcio si vive, talvolta, in forma esasperata. E’ auspicabile che tutta questa energia, tipica del modo di intendere la vita da parte di noi romani, si incanali positivamente per offrire ai giocatori un ambiente sano e sicuro dove divertirsi e sperimentarsi e dove far crescere il proprio bagaglio tecnico, tattico e atletico da spendere poi in contesti più importanti e per gli spettatori un contesto appassionante e di alto contenuto tecnico".
 
Quale pensa possa essere il contributo del calcio dilettantistico allo sviluppo della sezione professionistica?

"Il dilettantismo è la base, mentre il professionismo rappresenta il vertice della piramide. Meglio è organizzato il settore dilettante, più possibilità avrà il settore di vertice di esprimere eccellenze. I recenti risultati deludenti della nostra nazionale sono conseguenti all’abbassamento della qualità generale dei nostri dilettanti. Il ricorso massiccio a giocatori stranieri anche nelle categorie inferiori ha contribuito ad ottenere risultati positivi nell’immediato, ma ha impoverito i vivai nostrani e ha ovviamente scollato le società dal territorio. Occorre quindi recuperare, come dicevo prima, il rapporto tra squadra e quartiere di riferimento, riscoprire un autentico attaccamento alla maglia e ai colori che rappresenta e poi sdrammatizzare un po’ le situazioni e ricordarsi che il calcio è comunque un gioco che deve aiutarci a vivere meglio e a recuperare il valore dei sogni. Solo così, a mio parere, tutto il movimento potrà tornare a brillare nel panorama internazionale, riappropriandosi di quelle posizioni che per storia, cultura e risultati, appartengono da sempre all’Italia del pallone".